CURRICULUM

ISOLE COMPRESE TEATRO     

TEATRO DI RICERCA ARTE VISIVA PERFORMANCE TEATRO SOCIALE

DIVERSA ABILITA’ TEATRO DELLE DIFFERENZE LABORATORI
IsoleComprese Teatro  fondata da Elena Turchi e Alessandro Fantechi nel 1988   si
caratterizza.nella produzione e co-produzione di opere e spettacoli teatrali nell’ambito
della sperimentazione e ricerca teatrale  con disabili fisici o pazienti psichiatrici e non –
attori, spesso presenti a Festival Nazionali e Internazionali. Nel 1999 con lo spettacolo
Bunker  regia di Alessandro Fantechi, con attori ex-tossicodipendentire vince il
PremioCarrara Festival 2000 come migliore opera teatrale. Viene poi selezionata tra 150
Compagnie Toscane, alla Rassegna 1° Debutto di Amleto, (Teatro della Pergola,
Firenze, aprile 2000) e segnalata da un osservatorio nazionale di critici con la seguente
motivazione: “per la capacità di trasformare esperienze di disagio in linguaggio
scenico e visionario”. Dal 2001  Isole Comprese Teatro conduce stabilmente il
laboratorio PASSIONI EMOZIONI della ASL 10 MOM 5 in collaborazione con il CENTRO
DIURNO FILI E COLORI .Nel 2002 è la volta del Progetto Risvegli promosso dalla
Regione Toscana e rivolto specificamente ai Centri Diurni di Firenze e alla costruzione di
una Officina del Teatro Sociale su area Regionale. Nel 2004 viene realizzato in co-
produzione con Volterrateatro 2004 e il Teatro Metastasio il progetto Io Sto Bene che
vede in scena diversamente abili.
Nel 2005,  viene fondata della 1° Scuola Nazionale di Teatro Sociale con sede a
Firenze, rivolta a giovani attori e operatori di settore dove vengono applicate metodologie
sperimentate nel teatro sociale, promuovendo e organizzando inoltre workshop e stage sul
training e la pedagogia dell’attore– performer e un Festival I Teatri dell’ Anima. Nel maggio
2006 la Compagnia è invitata a rappresentare l’Italia al 2° Worldwide Theatre Festival
“Madness and Arts” Münster (Germania) al Festival NO LIMITS a Berlino 2006 con
l’opera teatrale Corpo 1 Prologo dove è protagonista un attore down.Sempre nel 2006 la
Compagnia effettua un Tour in Germania e Svizzera.Dal 2006 al 2009 vengono realizzate
numerose produzioni e esiti di laboratorio con pazienti psichiatrici,diversamente abili ,ex-
tossicodipendenti .Riccardo (2006)Beckett (2006 )Angelo Sterminatore (2007) Viktor
(2007) )Teorema (2008) WWW.Diversabilitylife.com (2009 ) e  ELOGIO DELLA
DIFFERENZA, CONFERENZA E PROVVISORIO (2010 ). Lo spettacolo IO E AMLETO
con Filippo Staud –Pippo Bose’(2009) vince il 1° premio del Festival Voci dell’ Anima –
Teatro degli Atti Rimini 2009.L’ ultima produzione e’ ORAZIONE INTIMA con Gillo Conti
Bernini,performance-monologo per 20 spettatori

 FESTIVAL E RASSEGNE

Biennale Teatro e psichiatria    aprile 2005   PADOVA

VOLTERRATEATRO   FESTIVAL    luglio  dal 2001 al 2006

Madness and Arts  2° Theatre World Festival  Muenster maggio 2006

Metamorfosi Festival     La citta’ del Teatro Fondazione Sipario  giugno 2006 PISA

2 ° International Festival  NO LIMITS   ottobre 2006  BERLINO  (D)

1° FESTIVAL TEATRO E DISABILITA’      maggio 2007   ROVIGO

33°OHR  Festival      giugno   2007           MAINZ  (D)

International Festival   OKKUPATION !  giugno 2007     ZURIGO (CH )

10 ° Festival  LA FABBRICA DELLE IDEE giugno 2007 Racconigi

3 ° Festival No Limits   Berlino   ottobre 2007

4° Biennale Teatro e Psichiatria   Massa maggio 2009

23° Edizione Festival Volterrateatro 2009  Luglio

1° Festival  Artesportabile   Orvieto settembre 2009

7°  Festival Le Voci dell’ Anima     Rimini   Ottobre 2009
1° PREMIO VOCI DELL’ ANIMA 2009

2° Festival Diversamente    Bologna  novembre 2009

4° Edizione Festival Teatro delle Differenze  Torano Nuovo  (AP ) giugno 2010

24 ° Edizione Volterrateatro 2010  Frammentarea 2 Luglio 2010

25  Edizione Volterrateatro   Orazione Intima  luglio 2011

Festival Arti Vive Habitat      Orazione Intima Marzo 2012

Aperture Venti Ascensionali Orvieto marzo 2012

6° Edizione Festival Teatro delle Differenze    (TE) luglio 2012

3 Siti internet

http://www.isolecompreseteatro.it

http://www.scuolateatrosociale.it

http://www.seipuntozero.it

SCUOLA TEATRO SOCIALE ISOLE  FIRENZE
ASSOCIAZIONE TEATRO 334 –ISOLE COMPRESE TEATRO

La Scuola di Teatro Sociale  Isole di Firenze  nasce nell’ ottobre 2005,dall’ Associazione
Teatro 334 –Isole Comprese Teatro,fondata nel 1995 che si occupa di attivita’ teatrali e
culturali relative alla formazione e produzione di spettacoli teatrali  e reinserimento sociale
con categorie a rischio (ex tossicodipendenti,pazienti psichiatrici,disabili fisici e giovani a
rischio). La Scuola ha sede in un quartiere periferico di Firenze, Brozzi –Le Piagge
(Quartiere 5 )in una zona di disagio sociale e  di immigrazione.Fin dall’ inizio la Scuola di
Teatro Sociale ha offerto gratuitamente formazione teatrale a soggetti appartenenti all’
area del disagio,includendoli nelle produzioni teatrali in Italia e all’ estero.La stretta e
decennale relazione con il territorio fiorentino,e in particolare con i Quartieri 1,4,5  e l’
assessorato alla Cultura e Sicurezza Sociale ha prodotto progetti di formazione e
produzione che hanno visto l’ inserimento di disabili fisici,tossicodipendenti e giovani
rischio,nell’ attivita’ dell’ Associazione Teatro 334 – Isole Comprese Teatro.
Attualmente L’ Associazione Teatro 334 –Isole Comprese Teatro collabora con la ASL 10
MOM 5 di Firenze per la gestione di attivita’ teatrali terapeutiche rivolte a utenti
psichiatrici,con il SIAST 4 per la gestione di un laboratorio teatrale rivolto ai Centri Diurni
del Quartiere 4 –Isolotto,con la Comunita’ Terapeutica di Galceti-Prato e il SERT ,che si
occupa di prevenzione e reinserimento di giovani con problematiche legate alla
dipendenza da sostanze.E’ una Associazione di promozione sociale iscritta all’ Albo
Regionale . E’ inoltre titolare  dal 2004 del progetto Risvegli della Regione Toscana nella
“linea di azione che prevede sostegno a attivita’ complessive  contro il disagio fisico e
pichico ,utilizzando le Arti dello spettacolo con valenza terapeutica”.Ha convenzioni con le
Universita’italiane per il tirocinio post lauream e sviluppa progetti di formazione
specialistica. In questo quadro la Scuola di teatro Sociale Isole,prima in Italia, offre a
giovani diplomati,educatori,operatori del sociale,studenti universitari  una formazione sul
Teatro Sociale,integrando gli utenti con gli studenti,in  percorsi laboratoriali  di un anno
con esito finale.

CURRICULUM SCUOLA TEATRO SOCIALE ISOLE – FIRENZE
FORMAZIONE E WORKSHOP

– CORSO DI AGGIORNAMENTO RIVOLTO A EDUCATORI PROFESSIONALI LO
STRUMENTO TEATRALE COME PRATICA RIABILITATIVA E TERAPEUTICA IN
SOGGETTI CON DISABILITÀ NEUROPSICHICA.  (2003)
IL RUOLO DELL’OPERATORE NELLA GESTIONE DI PROGETTI TEATRALI RIVOLTI A
DISABILI .
CTE RIGNANO SULL’ ARNO (FIRENZE ) 2004
– CORSO VOLONTARI A SCUOLA MANI TESE
FIRENZE 2005
– WORKSHOP FORMAZIONE ATTORE E DISABILI
NO LIMITS FESTIVAL BERLINO (D) 2006
– RASSEGNA AMLETO IN VIAGGIO WORKSHOP FORMAZIONE ATTORE SOCIALE
ORVIETO 2006
– UNIVERSITA’ AGLI STUDI DI FIRENZE SCIENZE DELL? EDUCAZIONE CORSO DI
PERFEZIONAMENTO EDUCATORE NELL OSPEDALE PEDIATRICO
FIRENZE 2006
– EMERGENZE CORSO DI FORMAZIONE ATTORE SOCIALE PROVINCIA DI LIVORNO
/ARTINBANCO
CECINA 2006
-UNIVERSITA’ AGLI STUDI DI FIRENZE SCIENZE DELL EDUCAZIONE CORSO DI
PERFEZIONAMENTO EDUCATORE NELL OSPEDALE PEDIATRICO
FIRENZE 2007
-UNIVERSITA’  AGLI STUDI DI FIRENZE SCIENZE DELL’ EDUCAZIONE CORSO
DIPERFEZIONAMENTO POST LAUREA Anno accademico 2007/08
L’emozione fra corpo e mente: educazione,comunicazione e metodologie.
FIRENZE 2008
-1° EDIZIONE FESTIVAL DELLE ARTI TEATRALI SENZA MASCHERA PERCORSI
ESPRESSIVI E DISABILITA’
PRATO 2008
– 1 ° MEETING DI TEATRO SOCIALE LUCCA METODOLOGIE A CONFRONTO
LUCCA AGOSTO 2008
– PROGETTO DI FORMAZIONE ARTESPORTABILE AFHCO
ORVIETO 2009.
– FORMAZIONE CLOWN DOTTORI ASSOCIAZIONE ARCO IN CIELO
CAGLIARI GIUGNO 2009.
– CORSO DI TEATRO SOCIALE.
BADESI (OT) GENNAIO 2010
-TEATRO DI COMUNITA’. IL TEATRO DI STRADA
LUCCA MARZO 2010

CONFERENZA  TEATRO CANTIERE FLORIDA  MAGGIO 2010  regia A.Fantechi

Collaborazioni    PARTNER  E ISTITUZIONI
Regione Toscana
Banca Toscana
Provincia di Firenze
Comune di Firenze
Assessorato alla Cultura
Assessorato al turismo
Assessorato alla Sicurezza Sociale
ASL 10 Firenze
Quartieri 1,4,5  Firenze
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Teatro Cantiere Florida
Teatro Magnolfi
Fondazione Sipario –Forum tra la mente e la scena
Universita’ agli Sudi Firenze
DAMS Bologna
Provincia di Prato
Assessorato alla Cultura Prato
SERT -Firenze
Circolo Culturale LE PANCHE Firenze
Centro di Solidarieta’ Pratese Onlus
Centro Diurno Albero Vivo Firenze
Centro Diurno Fili e Colori  Firenze
Servizio di Socializzazione Il Giaggiolo Firenze
Associazione Il Muretto  Firenze
Cui –I Ragazzi del Sole –Scandicci
Teatro Laboratorio -Orvieto

Estratti   RASSEGNA STAMPA
Orazione intima
Da Lettera agli analfabeti, di Antonin Artaud
Regia, ideazione: Alessandro Fantechi, Elena Turchi. Con Gillo Conti Bernini
Produzione Isole Comprese Teatro, Visto al Seipuntozero Art Factory (Piazza Piattellina 6 r)
di Tommaso Chimenti  settembre 2010

Lo spazio è accogliente e vagamente inquietante. Nel bianco delle due stanze del Seipuntozero ci si perde
e ci si spaurisce, è per quello che si cerca complicità, vicinanza ed assonanza di gomiti e passi, aliti e
presenza, occhi. Come quando poggi la mano sulla teglia bollente ed al primo attimo ti pare fredda.
Sorpresa, stupore, dolore: la vita. Sorride l’attore non –attore. Siamo venuti a trovarlo, dieci sconosciuti.
Questa è la sua tana, immerso tra i suoi palloncini rossi, che gonfia, che scoppia. Se ne sta sulla panca,
come in chiesa, la gambe raccolte, le mani giunte, la faccia timida, il sorriso innocente. Ma non innocuo. Né
Lucignolo né Pinocchio, ma persona, ombra e luce. L’aria dei piccoli dirigibili che si sfiorano a terra
ondeggiando da mal di mare, da mal di male, siamo noi, col nostro vuoto borghese, di giacche, di aperitivi,
tanto per rimandare il tempo perso e mai scambiarlo con quello preso. L’attore, Gillo Conti Bernini, non
aveva mai recitato prima. Ha trent’anni e la sua compostezza, bellezza adolescenziale angelica, con le
spalle larghe ed i capelli a caduta come sipario ne fanno un’icona pop da pubblicità presto però distrutta
nella tempesta delle parole lanciate a velocità supersonica, attacchi duri, arringhe sputate. Ecco l’urgenza,
la salvezza, la necessità, il bisogno, delle parole di Artaud, sempre più contemporanee e contingenti. Qui
hanno senso. Qui hanno un senso, che è il solo e l’unico che avrebbero potuto avere. Gillo ci dimostra che
la parola può scoppiare, quello che rimane è l’arte, il fare, il disfarsi degli ammennicoli, il fare dei fatti,
dell’esserci, del prendere posizione, dello stare. Il testo lo fa suo. Non è tra le sue prerogative il piacere
estetico o il darne. E’ Cristo che, pur sofferente, ha un occhio discreto e benevolo, verso chi pensa di
essere immune dal peccato, dall’abisso, dalla sofferenza. Intervallando una lingua accademica ad una
distrutta e frammentaria, frazionata e dislessica, gonfia o vernacolare, in gesti scimmieschi ed animaleschi,
in antitesi con le canzoni francesi, leggere e colte, nell’attrito del freddo delle luci al neon, lì al centro, ad
un passo da noi, si muove la vita, che qui è finzione e metafora ma anche passaggio di consegne tra
inchiostro e vita vissuta. Siamo nel cordone ombelicale, nella genesi del parto delle nuvole. L’osmosi è
piena, la centrifuga tra le quattro strette mura ci consente di sentirle quelle parole, mai lontane. Ascolto,
sensazione rara che solo l’intimità concede a bracciate. C’è cuore e sudore, solo così si può sentire
veramente quello che si sta pronunciando, proferendo. E’ un manifesto quello di Gillo: venite a vedermi,
toccate con mano il disagio della camicia di forza, che siamo vicini, che siamo simili. Una prova, la sua, di
grande forza ed impatto, a tratti commovente e lancinante, di sofferenza ma mai d’odio, di
riappacificazione, di serenità mai depressa. La lingua batte dove il dente duole. E qui la finestra sul sorriso
ci spinge un po’ più in là, fuori dallo schematismo dei pensieri, oltre la barriera piece-attore-memoria-
finzione-personaggio. Chi sono io adesso se non un voyeur, un guardone nella casa, nella testa, nella vita
altrui? Pulito entro, pieno esco, unto di vita, che non puoi fare a meno di accogliere, aprire le imposte, far
entrare. Un ospite scomodo ma essenziale. Bisogna toccarlo con mano l’inferno per poterne rendere
almeno una parte, donare i contorni, tratteggiare qualche linea.

Pippo Bosè
La favola bella del busker
scoperto da teatro e cinema
Fulvio Paloscia
Nel 1987 allo show di David Bowie migliaia scandivano il suo nome
E’ il 9 GIUGNO 1987. Tramonta il sole sullo Stadio Franchi che strabuzza di gente. Un´ovazione scuote prima le curve
e la tribuna, poi il campo. Molto prima che David Bowie salga sul palco. Un omino si stacca dalla folla, corre sulla pista
d´atletica, saluta, si sbraccia, solleva i pugni chiusi in segno di trionfo. Intorno a lui, quarantamila persone che gli
gridano «Pippo! Pippo!». E lui non smette di correre, lo fa finché ha fiato in gola, lasciandosi possedere dall´applauso
senza fine. Pippo Bosè. Da sempre tutti lo chiamano così, Filippo Staud, per la sua passione per il bel Miguel-popstar
spagnola, e per quella canzone del suo idolo che, con orgogliosa e caparbia ossessione, ha cantato ovunque in città.
Nelle piazze, nelle strade, ma anche su qualche paloscenico illustre, ai microfoni di tante radio (da Controradio a Radio
Studio 54) e tivù, persino nazionali (Videomusic, con la trasmissione Tele Monte Pecora): Superman. Sempre in
scaletta. Tuttalpiù mescolata a qualche pezzo dei Duran Duran in inglese maccheronico.
Ora Bosè, un cinquantunenne con la voce e lo sguardo da bambino, debutta in uno spettacolo teatrale con Isole
comprese teatro, la compagnia teatrale di Alessandro Fantechi e Elena Turchi che da anni lavora con pazienti
psichiatrici, diversamente abili e borderline. Pippo Bosè, l´uomo che si è costruito una vita da star e che se lo incontri ti
regala sempre un autografo, è diventato il loro capocomico. Di più: un attore capace di sostenere uno spettacolo lungo
un´ora e un quarto tutto da solo. S´intitola Io e Amleto, ha già debuttato a Cagliari e andrà in scena l´8 maggio al Teatro
Aurora di Scandicci seguito dalle prime immagini montate di un documentario che Fantechi finirà di realizzare entro
l´anno: una serie di interviste a fiorentini che, attraverso i loro ricordi, raccontano la storia di un eroe degli anni Ottanta.
L´unico capace di mettere d´accordo tutti: l´intellettuale e l´ultrà della Fiorentina.
«Perché Amleto? Perché la storia del principe di Danimarca somiglia a quella di Pippo – spiega Fantechi – nel tormento
interiore dell´essere e del non essere, nell´attesa di un evento risolutivo che non arriva, attesa che consuma l´esistenza
del poeta, folle, showman-sciaman quale Filippo Staud è o crede di essere. Pippo è un personaggio teatralissimo. Perché
i suoi biografi raccontano una vita eroica che non si sa se sia realtà o finzione, come accade sul palcoscenico. Perché, in
tempi non sospetti, si esibiva in performance dove la musica era uno stratagemma per creare una comunità
immaginaria, un pubblico. Anche gli artisti di strada, ormai, sono codificati. Pippo no, è sempre stato fuori dalle
regole». La storia di Filippo-Pippo è insomma «un´avventura teatrale tra Shakespeare, Beckett e San Frediano, gonfia di
tragedia e ironia come la tumefazione di una malattia mortale, del tormento e dell´estasi che ognuno porta dentro di sé».
In Io e Amleto, Pippo Bosè interpreta tutti i ruoli, comprese Gertrude e Ofelia, cambiando costumi e parrucche in
ricordo di Fregoli: «il risultato è un teatro di forte impatto fisico, fatto di abbracci e di scambi diretti con il pubblico: a
Cagliari ha interrotto lo spettacolo per chiedere agli spettatori “come va? vi state divertendo?”. Una trovata eccezionale,
teatralissima, il frutto di un´improvvisazione di cui Pippo è un maestro, in una dimensione non facile come quella di
uno spettacolo che ha i suoi tempi, i suoi rigori, le parti da ricordare».
Nel frattempo, Pippo osserva il mondo da Facebook, dove ha una pagina e un fan club. Silenzioso e sornione, attende il
grande evento della sua vita: un viaggio in Spagna per incontrare l´idolo, l´adorato Miguel. Lui vorrebbe che questo
fosse il finale del film.

• I CORPI E IL SANGUE DI ISOLECOMPRESE
TEATRO: “CORPO 1 PROLOGO” DELLA
COMPAGNIA FIORENTINA A “LA FABBRICA
DELLE IDEE” DI RACCONIGI

“Corpo 1 Prologo” di IsoleComprese Teatro – “La fabbrica delle Idee” – Ex Ospedale Psichiatrico di Racconigi
– Giovedì 21 giugno 2007.
Può succedere che nella nostra memoria uno spettacolo teatrale resti legato indissolubilmente ad un volto, ad
un corpo o ad una voce: magari non ci si ricorda dei singoli passaggi della trama o delle singole scene, ma
quell’immagine o alcune parole restano impressi in modo indelebile. E’ quello che è successo a molti spettatori
che giovedì 21 giugno sono andati all’ex Ospedale Psichiatrico di Racconigi dove, per la rassegna “La fabbrica
delle idee”, andava in scena “Corpo 1 Prologo” di un’inusuale compagnia, IsoleComprese Teatro di Firenze. In
questo caso, il volto, il corpo e la voce erano quelli del difficilmente dimenticabile Giovanni Pandolfini, un
giovane attore affetto dalla Sindrome di Down attorno a cui roteava alla fin fine tutto lo spettacolo: dalla prima
scena, in cui egli proponeva con modi cantilenanti un suo racconto sul passare delle stagioni, fino al momento
conclusivo, in cui era l’unico ad inchinarsi agli applausi degli spettatori.
IsoleComprese nasce nel 1998 ad opera dell’attore e regista Alessandro Fantechi e dall’attrice, nonché
pedagogista teatrale e psicologa, Elena Turchi e fin dall’inizio ha deciso di fare teatro su e con persone
appartenenti a categorie più svantaggiate come giovani a rischio, portatori di handicap ed ex tossicodipendenti.
In questo ultimo spettacolo, che tra l’altro nel maggio scorso ha rappresentato l’Italia al secondo festival
mondiale su “Follia e arte” a Münster in Germania, sono proprio il corpo, i gesti e le parole del ragazzo
disabile le coordinate all’interno di cui si sviluppa l’azione: un laboratorio medico che è anche – ovviamente –
uno spazio teatrale in cui interagiscono quattro “personaggi metafora”, ovvero il Ragazzo/Figlio (Pandolfini,
appunto), la Madre, affettuosa, protettiva ma anche immensamente crudele (Laura Bucciarelli), la
Dottoressa/Medicina, incapace di cogliere l’umanità di coloro di cui si occupa (Luisa Salvestroni) e
Uomo/Scrittore/Anima, le cui parole e le cui riflessioni accompagnano e per certi versi interpretano il mondo
visionario e atemporale del protagonista (Andrea Pagnes). Nel succedersi delle scene, che si sviluppano
attraverso associazioni di tipo onirico, il confrontarsi con l’inconscio e con la malattia si intreccia molto presto
con una riflessione piuttosto spietata sul ruolo della corporeità nel mondo contemporaneo. Il linguaggio e
l’approccio usati sembrano essere il segnale preciso della volontà da parte della compagnia di rinunciare a
spiegare le proprie tesi (per altro ben spiegate sul programma di sala o sul sito http://www.isolecompreseteatro.it)
mentre suggeriscono e stimolano percorsi individuali negli spettatori non respinti dai toni volutamente sopra le
righe dell’allestimento, il quale intreccia aperture poetiche a vere e proprie scene grand guignol. Se da un lato
esso sembra richiamarsi alla lezione della Societas Raffaello Sanzio nell’uso del rumore, delle luci abbaglianti
e soprattutto dei corpi “deformi” , rinvia in certi momenti al surrealismo (che viene citato con il famoso violino
sulla schiena de “Le violon d’Ingres” di Man Ray) o a certe esperienze particolarmente estreme dell’arte
contemporanea, come le sanguinolente performance dell’austriaco Hermann Nitsch (www.nitsch.org), qua
potenzialmente evocate nella vera e propria macelleria allestita dalla Dottoressa o dal sangue in cui si rotola la
Madre seminuda nell’impressionante finale.
Per finire, un consiglio: non perdetevi, su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=AD0HQqu-VFQ), il
video “Vita immaginaria di Giovanni Pandolfini attore” prodotto dalla compagnia, dove – oltre ad informazioni
interessanti sulla poetica del gruppo – troverete un ritratto davvero interessante di quest’inconsueto e
straordinario attore.
( Paolo Bogo – Il teatro e la cultura a Cuneo e dintorni n° 18bis -Martedì 26 giugno 2007 )

XXL_PEEP_SHOW
Se gli Alveari delle piccole e giovani api, a tessere il loro nuovo miele, erano incasellate nelle cellette di
Officina Giovani, i “Fuori Formato”, (fino al 7 giugno 2007) giusto ossimoro e ideale paradosso per spettacoli
per pochi, alcuni pochissimi, spettatori va on air al nuovo Teatro Magnolfi (Via Gobetti 79 Prato). Riaperto
nell’aprile ‘04 il teatrino è una chicca di architettura funzionale al servizio dell’attore, della formazione e della
produzione. Nasce così il teatro. Con lungimiranza.
Con la stessa vanno in scena le Isole Comprese Teatro che per stavolta abbandonano i diversamente abili e
costruiscono una performance, che varia in diversi “quadri”, per una sola persona alla volta. L’attesa è da
Shining. Una bella signorina incellofanata nel raso nero, ma scarpe col tacco alto e borsalino rosso, una dark
lady tarantiniana, ci invita a seguirla e, dopo l’ingresso in una sala a luci rossi, accolti da una sosia (voluta o
presunta) di Moana Pozzi, veniamo introdotti in un vero e proprio peep show. Una cabina, in perfetto stile
olandese, con un vetro a dividerci. Dall’altra parte l’XXL, protagonista del titolo. Un’attrice sovrappeso che
per alcuni si denuda e tira fuori dalla vagina rasata il filo rosso sangue di un lunghissimo assorbente, quasi
cordone ombelicale fino all’estrazione, tampax o aborto.
Oppure si china e, dopo gorgheggi amplessici, sforna dal posteriore un uovo, o ancora si toglie un panino dalle
mutandine (mutandone) e l’addenta. Pochi gesti simbolici, il corpo, il sesso, il cibo, pochi minuti per uno
schiaffo alla sensibilità dello spettatore.
TOMMASO CHIMENTI – RIVISTA SCANNER – GIUGNO 2007

• «CONTEMPORANEA», viaggio nella scena sul confine –
Prato.

Sarebbe quasi d’obbligo per un teatro pubblico misurarsi col nuovo, sondando quanto emerge nella scena fuori
dei suoi territori protetti. Il Metastasio di Prato aveva cominciato a farlo in momenti più travagliati della sua
storia recente, lo fa tanto più adesso che alla sua guida è approdato Federico Tiezzi. Contemporanea è un
marchio nato dalla collaborazione con il museo Pecci, dove è ospitata buona parte della manifestazione che
vuole indagare proprio tra i giovani artisti che attingono il proprio linguaggio all’incrocio tra il teatro, le arti
visive, la performance, il design e le tecnologie. È stata una settimana densa quella di Contemporanea 07, con
momenti di riflessione comune e soprattutto abbondanza di cose da vedere. Diretta da Edoardo Donatini, la
manifestazione si è espansa per molti spazi della città. Nelle stanze e stanzette del vecchio orfanotrofio
Magnolfi, di recente restaurato ma consacrato da una mitica memoria delle Baccanti che Marisa Fabbri e Luca
Ronconi vi realizzarono trent’anni fa con l’altrettanto mitico Laboratorio pratese, sono ospitate performance
minimali e divertenti. Come l’inquietante peep show di tre minuti XXL del gruppo Isole comprese: in una
cabina ravvicinata esibizione di un donnone discinto, che nasconde nello slip il comune denominatore della
«fame», farcito di prosciutto e formaggio.
Gianfranco Capitta – 10 giugno 2007 – Il manifesto
• OUTSIDER E MACELLAI

Per la seconda volta si svolge a Berlino il festival internazionale di teatro “No limits”, che racconta con attori
disabili in modo esteticamente valido e cruento la vita al di là della normalità della maggioranza .
Un giovane con la sindrome di Down giace in un letto di ferro, mentre la sua dottoressa in estasi appende pezzi
di carne a degli uncini. Si appende essa stessa a un uncino da macellaio e vi si dondola divertita. La
rappresentazione “Corpo 1 Prologo” del gruppo italiano Isole Comprese Teatro partecipa al festival
internazionale di teatro “No limits” che si tiene in questi giorni a Berlino per la secondo volta. Gli
organizzatori hanno invitato gruppi europei che lavorano con attori che hanno disabilità psichiche. Con varie
modalità di rappresentazione, nella sala caldaie della fabbrica della cultura e nella piscina comunale di
Oderberger Straße, si incontrano circa una dozzina di gruppi tedeschi e internazionali.
L’attore, che rappresenta la parte del giovane che soffre della sindrome di Down in “Corpo 1 Prologo”, ha
realmente questa carenza cromosomica. Questo conferisce un’urgenza, insolita per il teatro, a questo lavoro
che, con un’atmosfera da incubo e immagini espressive, tratta delle paure del protagonista e di come egli viva
la madre disperata, il padre esigente e i medici inquietanti. Ruolo e vita dell’attore coincidono.
Per Andreas Meder, conduttore del festival, è importante che i lavori scelti non intendano raccontare
principalmente l’essere disabili. Parlano molto di più in generale della vita degli outsider, tanto che molti dei
gruppi partecipanti sono aperti anche ad altri gruppi marginali. Per esempio Isole Comprese Teatro lavora
soprattutto con persone che sono in difficoltà dal punto di vista sociale. In questo caso sono: un disabile e un
ex-detenuto. Questi outsider – e con ciò rimane aperto cosa sia quello al di là di cui essi si trovano –
raccontano molto della solitudine. In “Albert Lux”, una rappresentazione comico-scurrile del gruppo polacco
Theater Cinema, i vari attori si nascondono l’un all’altro, mettendosi negli angoli, dietro a giacche appese a
delle grucce oppure sotto mucchi di roba. Poiché la comunicazione riesce difficile, il corpo, che in realtà
dovrebbe essere un’interfaccia tra il mondo esterno quello interno, ha invece un effetto isolante, la realtà
sembra diventare qualcosa di soggettivo. I propri incubi dominano il pensiero, come in “Corpo 1 Prologo”.
Anche il quotidiano ha i suoi lati particolari: può essere che molte persone utilizzino una sedia per sedere. Però
è anche possibile, come in “Albert Lux”, fissare loro addosso delle scope che funzionano come strumenti per
allontanare la polvere. Letti si possono utilizzare come uno spazio per danzare, un lenzuolo si può usare come
scialle. La normalità è solo un sottile frammento della realtà.
I registi che lavorano con attori disabili, secondo Andreas Meder, “devono essere in grado di incoraggiare le
capacità e non cercare di mettere in mostra l’handicap”. Per questo la lingua delle parole assume un ruolo
subordinato e storie raccontate cronologicamente sono rare. I gruppi comunicano principalmente attraverso
immagini forti e irreali. In “Corpo 1 Prologo” la madre toglie al figlio l’apparecchio acustico e quindi la
possibilità di parlare. Invece di ciò gli tiene le braccia in alto e gli fa il solletico. Egli ride, senza essere affatto
divertito. Ella non smette e lui neanche. Nel più facile da digerire “Albert Lux” un uomo colpisce
continuamente con un fiore una parete e se stesso. Una donna porta appeso all’angolo della bocca il gancio di
una gruccia con sopra un vestito da donna, mentre tre uomini seminudi massaggiano orgogliosamente il grasso
delle loro pance.
Andreas Meder è stato attento a scegliere gruppi che convincono per le loro qualità artistiche e non solo per
l’aspetto sociale del loro lavoro. E ciò gli è riuscito. Egli si augura che il teatro con disabili venga considerato
come un elemento naturale del paesaggio teatrale. Cosa che sarebbe anche coerente: formalmente presenta da
tempo i segni di un teatro post-drammatico, a partire dalla priorità data alle immagini rispetto alle parole, per
arrivare fino ai quadri frammentari che prendono il posto delle storie recitate in maniera continuativa. Questo è
anche in una certa misura coerente, quando le scuole di teatro non sono l’indicatore del talento e della
professionalità. Gli attori non devono apparire il più possibile perfetti per interessare. Ed è estremamente
arricchente poter contemplare davanti e sul palcoscenico la società dalla visuale della sua sponda irrazionale. (
Cornelia Gellrich – Festival No Limits – Berlino ottobre 2006 )

• LA STRADA DOLOROSA DI MADRE E FIGLIO.
MADNESS AND ARTS: “ISOLE COMPRESE
TEATRO” FA RICERCHE SULL’ANIMA
SFRUTTATA.

Quando parla la psiche si aprono spazi profondi, non solo sul divano freudiano ma anche sul palcoscenico del
Pumpenhaus (Teatro di Münster). Soprattutto quando un ambulatorio teatrale come il teatro fiorentino “Isole
Comprese” viaggia nelle regioni da incubo dell’anima sola e maltrattata. Con gli strumenti chirurgici della
scenografia vengono aperte anche le ferite più profonde ed il sangue artificiale scorre da tutte le conserve.
Finché la madre disperata del ragazzo con la sindrome di Down non si rotola nel succo rosso della propria
anima sofferente, si sentono delle gocce che cadono pian piano ma senza pietà. La strada della sofferenza del
ragazzo è così lunga quanto ricca di relazioni. Una storia fatta apposta per i patologi teatrali dell’Italia che si
occupano di queste reciprocità e processi tragici in maniera un po’ cruda ma violentemente dolorosa nel loro
collage “Corpo 1 prologo”. Naturalmente si tratta di un cammino sulla sottile linea del buon gusto, se si fanno
esperimenti così drastici tra anima e corpo, malattia e perversione, sogno e ricordo, tra il bianco antisettico ed
il rosso pulsante e sanguinoso. La dottoressa, tutta dedicata all’esperimento, appare come una bestia affamata
in una maglia di catene, saltando dietro a pezzi di muscoli crudi. La ninna nanna consiste in fantasie
sanguinose e l’anima negata, sentendosi abbandonata come “Hänsel e Gretel” si deve curare da sola. E così
cerca di costruirsi un corpo nuovo di un puzzle d’ossa. Naturalmente senza successo.
Le immagini-sogno di “Isole Comprese Teatro” sono bizzarre e surreali, la loro origine è costituita dai vari e
varianti confini tra la salute psichica e la malattia. C’è la madre crudele che col gesto grande dà da mangiare al
suo “angioletto” – solo per mettersi il cucchiaio nella propria bocca all’ultimo momento. In un’altra sequenza
di sogno diventa una furia e ridacchia istericamente sotto la tempesta infernale dello stroboscopio. O il padre
che culla il pacchetto d’ossa privo di vita come un suo bambino.
Le immagini sono folli quanto ricche di associazioni. Seguirle non è sempre facile – soprattutto per chi ha
bisogno dei sopratitoli tedeschi però avranno lasciato delle tracce nell’anima a ognuno degli spettatori. (
WESTFÄLISCHE ZEITUNG – FESTIVAL MONDIALE “MADNESS AND ARTS” MUENSTER G – 6
MAGGIO 2006 )
• Ci vuole coraggio, competenze e anche una certa dose di utopistica grazia per mettere su una compagnia
teatrale. Se poi la compagnia si costruisce intorno ad un progetto di Teatro Sociale fra portatori di handicap
fisico e mentale, o fra persone che hanno avuto problemi di tossicodipendenze, allora il gioco si fa duro e la
sfida diventa qualcosa che va oltre il compiacimento dello stare su un palcoscenico…Ed è di progetto artistico e
qualità di un risultato spettacolare che qui vogliamo testimoniare: Hamlet Atto V°.
(Renzia d’Incà, ISTRIO, ottobre-dicembre 2005)
• CORPO 1 PROLOGO, QUANDO IL TEATRO CURA
IL DISAGIO PSICHICO…
Spettacoli, laboratori, convegni, workshop: ecco le mille facce di un rassegna speciale, “I Teatri dell’Anima”,
nata per volontà di Alessandro Fantechi ed Elena Turchi. Obiettivo? Curare il disagio psichico e la disabilità
fisica attraverso l’esperienza teatrale. La seconda edizione della manifestazione è appena andata in scena a
Firenze. Molti gli eventi in cartellone, tra cui uno sulla Sindrome di Down…
Tutto sembra svilupparsi a partire da un quesito esistenziale: vittime o carnefici? Nell’ambulatorio teatrale che
anima la scena, tra l’accecante candore delle pareti e il rosso sangue che cola spalmandosi sul pavimento,
quattro personaggi si alternano tra innocenza e colpevolezza, malattia e perversione, sogno e ricordo. Lo
spettacolo Corpo 1 Prologo, realizzato nell’ambito del festival I teatri dell’anima e presentato gli scorsi 22 e 23
ottobre al teatro Cantiere Florida di Firenze, nasce da un progetto di Alessandro Fantechi ed Elena Turchi, che
da anni, con la loro compagnia IsoleComprese Teatro, operano con spirito di provocazione nel campo del
teatro sociale. Una rassegna, quest’anno alla sua seconda edizione, che ha proposto una serie di spettacoli,
laboratori, workshop in diversi spazi della città. Un ragazzo affetto dalla Sindrome di Down si racconta
attraverso un alter Ego maturo e consapevole nello spazio e nel tempo della sua anomalia genetica. È la sua
anima che narra la storia, ma i gesti e le emozioni sono quelli di un corpo malato. Intorno a lui una madre
crudele, ossessiva, disperata, malata anche lei, e una dottoressa in patologico conflitto con gli oggetti e gli
strumenti del suo lavoro. L’odore nauseabondo della carne, sulla scena appesa a un gancio di macelleria,
tumefatta come muscolo informe, accompagna il susseguirsi delle sequenze, alcune volutamente interrotte,
scomposte, spezzettate come carne al macello. Il corpo, in costante lotta e simbiosi con l’anima, alla fine
sembra impossessarsi di se stesso. Ma la redenzione non è così immediata. Tappa obbligata del percorso è la
negazione che sempre accompagna l’uomo contemporaneo nella faticosa accettazione del diverso.
(Miriam Monteleone – European Art Magazine, ottobre 2005)
• IL DISAGIO DI CALCARE IL PALCOSCENICO
DELLA VITA
La Compagnia IsoleComprese Teatro dedica a Firenze dieci giorni al teatro-terapia…il teatro-terapia entra con
forza sui palcoscenici fiorentini. E si fa quasi “festival” unendo mostre fotografiche a momenti di studio con
conferenze, workshop e incontri. In una parola: I teatri dell’anima.
(Edoardo Semmola – L’UNITA’, 5 ottobre 2004)
• PORTATORI DI ANIMA
Quando il teatro dialoga con la “diversità”. A teatro si impara. Dal teatro si impara. La “diversità” supera le
barriere del conformismo e spara solozioni fisiche di grande impatto…sfornando un pacchetto di spettacoli,
incontri, mostre, laboratori, workshop e un convegno conclusivo in Palazzo Vecchio…
(Gabriele Rizza – IL MANIFESTO, 5 ottobre 2004)
• COSI’ IL TEATRO CURA IL DISAGIO PSICHICO
Alla fine è il trionfo. Il toccante, poetico spettacolo IO STO BENE vol.3 del gruppo IsoleComprese Teatro ha
entusiasmato e commosso gli spettatori che per due sere hanno affollato all’inverosimile il Teatro Cantiere
Florida…in scena carrozzine, disabili che intonano brani di Mina, sfilate di personaggi che incedono con una
magia che fa pensare ai lavori dell’Odin…Stiamo parlando di un grande evento di teatro sociale con quindici
portatori di handicap…
(Roberto Incerti – La Repubblica, 28 maggio 2004)
• VISIONI
Data unica, prima assoluta. L’estremo e la follia, la realtà in questa storia senza trama, fatta di piccole tristi
scenette, sketch umorali, apparizioni, miracoli, istanti non sempre lucidi. La pazzia è l’angolo più acuto della
contemporaneità, l’impossibile è il grottesco accigliarsi delle piccole gioie diffuse, mere chimere, all’interno
della nostra società. Il dramma, la danza, la performance qui si fondono in un unico urlo che cade buio e nero
verso il niente, senza quiete, tra il troppo silenzio e la notte che tarda a venire. Le nostre visioni sono collegate
allo stadio, ai momenti più estremi ed opposti, il gelato dell’ultima folgorante pubblicità non troppo
subliminale, alla ricerca della fuga dalla normalità, dell’essere diversi, pensare diverso, amare diversi, per
ritrovarsi nuovamente tutti uguali, dissimili, ripetitivi come carta ricalcabile. “In un mondo dove tutto è visione
e gli occhi sono ciechi”. Ci sono in questo terzo spettacolo della compagnia IsoleComprese, quasi un inno alla
Aiazzone, Madonne e vibratori, contenitori futuristici di pipi congelabile, sesso e frustrazione, paranoia e finti
misteri indiani. Abbiamo bisogno di visioni continue, di lampi, di ganci in mezzo al cielo, di stralci di poesia,
di acuti e gorgheggi, sorseggi di novità, dell’incedere verso il domani, barcollanti e scollati. Crediamo di aver
bisogno dell’inutile, e lo profetizziamo anche, cerchiamo adepti per non sentirci soli nelle nostre scelte,
amiamo chi ama, “mi piace la gente che piace”. Il tutto racchiuso in una visione, chiamata Vita?, Sogno?
Desiderio?
(Tommaso Chimenti – Rassegna Contemporanea 3, Prato, 2003)
• ..IL TEATRO NOMADE DI ISOLECOMPRESE
La nostra non è una scuola. Vogliamo offrire dei momenti e degli spazi per una Formazione nomade, anti-
scolastica, quasi clandestina…lo spazio in cui i laboratori prenderanno vita è lo storico Teatro 334 oramai da 10
anni una palestra di sperimentazione teatrale, uno spazio laboratoriale dedicato alla formazione, intorno al
quale sono gravitati molti attori oggi affermati.
(Rosso Fiorentino, settembre 2003)
• UN DIO CHE PARLA
Applausi per “Genesi” regia di Fantechi…una scenografia di grande impatto visivo in cui si muovono un
gruppo di angeli collaboratori che sottopongono a Dio i loro progetti per arrivare alla creazione.
Indubbiamente una regia sapiente…uno spettacolo che reinvesta tecniche e linguaggi espressivi e dove
l’impegno dei partecipanti è talvolta commovente. Un successo che significa anche: questa forma di teatro ha
un valore altissimo.
(La Nazione, 24/05/2003)
• DA STORIE MALEDETTE NASCE IL TEATRO
REALISTA: ISOLECOMPRESE
…nei nostri spettacoli il testo viene fuori da chi va in scena, dai suoi momenti di crisi. In spettacoli come
“BUNKER” abbiamo lavorato con ragazzi con una presenza scenica forte, che veniva dalle storie che si
portavano dietro…spesso questi ragazzi sono capaci di una spontaneità che un attore non sa mettere in gioco. è
stata la lezione di Pasolini, del neorealismo…
(La Nazione, 10/02/2002)
• FIORI SULLA ROCCIA E ATMOSFERE NOIR PER
RACCONTARE IL CIRCO DEI SENTIMENTI
…abbiamo messo in scena la situazione reale della nostra compagnia, formata da non professionisti, uniti dal
desiderio di comprendere cosa significhi fare teatro…il teatro deve essere mai uguale e in tempo reale…
(Il Corriere di Firenze, 19/09/2001)
• SHAKESPEARE RIVISITATO. IL TEATRO SI FA
CON IL CUORE
…una straordinaria iniziativa che si ripete da quattro anni e coglie nel segno…una evocazione struggente che si
è trasformata nella storia degli stessi interpreti…e tra cose buffe, macchiette e l’ironia emerge uno spettacolo
sull’amare rifiutati e sull’impossibilità di essere felici…
(La Nazione, 25/05/2001)
• Music: Replay conferma la visionarietà già rilevata nelle prove precedenti fin dall’iniziale irrompere tra gli
spettatori di dieci spose in abito bianco, ciascuna intenta a canticchiare sottovoce la sua canzone più
amata…ricordiamo l’ipnotica sonatina per pianoforte giocattolo accompagnata dalla musica di Wim
Mertens…Ma il momento di maggiore tensione è quello che chiude la serata, con Valeria Muledda che rende
suoi i versi di Raymond Carver al punto di farli sembrare nati sul momento. Così, più che celebrare la musica
attraverso il teatro, si evoca attraverso la musica – compresa quella delle parole – un male di vivere che trova
nelle voci degli attori (ex-tossicodipendenti o disabili) una verità ruvida e bruciante…
(Andrea Nanni – Primafila, settembre 2000)
• …abbiamo apprezzato la combinazione dei registri incandescenti in Bunker di IsoleComprese Teatro, un lavoro
che procede per frammenti narrativi facendo esplodere le singole parti in follie centripete, passando dal comico
pseudo-televisivo alla plasticità beckettiana (il gruppo, tra l’altro, è formato da ragazzi della Comunità
terapeutica di Galceti Prato )…
(Paolo Ruffini – Prima Fila, giugno 2000)
• “ODISSEA”, ritmi techno nella giungla metropolitana…
Entrano in silenzio dal fondo della platea, i volti tesi, i corpi tatuati, coperti da abiti contemporanei: sono
Ulisse e i suoi compagni, persi in una giungla metropolitana in cui si procede a ritmi di techno; sono i ragazzi
del Laboratorio Teatrale della Comunità terapeutica del Centro di Solidarietà di Prato…
…il regista Alessandro Fantechi e la psicoterapeuta Elena Turchi guidano gli interpreti in una partitura che
coniuga le esigenze terapeutiche e quelle sceniche con naturalezza, miscelando esplosioni di rabbia e dolore a
un umorismo surreale.
…voci sgranate e accenti dialettali contribuiscono a rendere vera e toccante questa Odissea di tutti i giorni,
onesto esempio di teatro civile.
(Andrea Nanni – Il Giornale della Toscana, 26/05/2000)
• …un Hitler tragicomico nel Bunker della fine: un nazismo ambientato nel Bunker antiatomico di Hitler e Eva
Braun (la brava Valeria Muledda ), tra ufficiali nazisti che si ritrovano a commentare fatti e avvenimenti del
passato e del presente fino all’inevitabile disastro.
(La Nazione, 20/03/2000)
• hanno entusiasmato anche lavori rituali, minimali, come il notevole Bunker, opera suadente, decadente,
ironica: Dove compare un Hitler vecchio, un pò Charlot, un pò una marionetta che sa fare una sola cosa:
sparare.
(Roberto Incerti – La Repubblica, 21/04/2000)
• Un’orchestrina da transatlantico suona strumenti inquietanti con invidiabile aplomb in mezzo al caos: un
barbone dai capelli decolorati racconta la sua perdita di memoria mentre, dietro di lui, seduti su un vecchio
divano di pelle, due ufficiali nazisti giocano a battaglia navale; una rossovestita Eva Braun dallo spiccato
accento sardo un irresistibile incrocio tra Valeria Marini e Imelda Marcos, testimonial per Miuccia Prada narra
la sua storia d’amore con Hitler. I loro corpi, le loro facce, le loro voci dalle inflessioni fortemente dialettali,
raccontano più di quanto possano le parole, e lo fanno senza compiacimenti o autocommiserazioni di sorta,
restituendo al teatro urgenza e sincerità.
(Andrea Nanni – Il Giornale della Toscana, 19/09/99)
• …E così, dai lamenti strazianti del campo di concentamento si passa all’assolo spesso e grottesco di una Eva
Braun che si identifica con Valeria Marini. E che sta nel Bunker accanto al suo Adolf Hitler.
(Francesco Tei – La Nazione, 14/09/99)
• Naturalmente non sono mancate le polemiche, emerse soprattutto quando si sono visti simulati sul palco atti
sessuali accompagnati da una martellante traduzione italiana di Light My Fire dei Doors. L’infinito leopardiano
si intrecciava con la visione della Madonna di Lourdes, un Christus Patiens veniva avvicinato da vari
Pinocchi…
(Francesca Gori – Il Tirreno 22/05/99)
• un teatro “terapeutico” che fa meraviglie. L’altra sera al Metastasio è andato in scena “Cecità”. Il pubblico si è
alzato in piedi ed ha applaudito a lungo, omaggio a un impegno e a un risultato che vanno oltre il credibile.
(Franco Riccomini – La Nazione, 22/05/1999)
• Un evento unico in Italia, che da una Comunità di recupero per tossicodipendenti sorga una compagnia di
attori non professionisti formata da ragazzi che una volta usciti dalla Comunità portano in giro gli spettacoli e
catturano l’attenzione di pubblico e critica…
(Davide Fiesoli – Il Tirreno, 14/05/1999)